Alle prese con il loro materiale d’elezione, la ceramica, Giampaolo Bertozzi e Stefano Dal Monte Casoni continuano a stupirci le loro creazioni: oggetti d’uso, porzioni di elementi naturali, rappresentazioni di animali e fedeli riproposte di alcune "icone" dell’arte contemporanea presentate in forma degradata o di vero e proprio scarto... Per Bertozzi & Casoni il maniacale e iperrealistico rifacimento in ceramica di oggetti e rifiuti diventa, fra ironia e spietata lucidità, un un esperimento di anitmonumentalità: un enorme orso poggiato su una base destinata a liquefarsi, un grande macchinario destinato a non produrre nulla, il teschio di Pinocchio in oro con il lungo naso delle bugie dell’arte… Scrive Marco Senaldi nell’introduzione: La straordinaria metafora dell’orso, ripresa alla lettera nella loro Composizione in bianco (2007), rimane impressa in modo indelebile perché, anche se oscuramente, capiamo che parla non tanto di lui, quanto di noi. All’estremo limite geografico e climatico del mondo, nel luogo più inospitale del pianeta Terra, uno dei più grossi mammiferi cacciatori è rimasto impigliato in una terribile trappola, dalla quale neanche il suo istinto animale potrà liberarlo: osservando la maglia metallica che gli trattiene le zampe, scorgiamo, con curiosità mista ad orrore, i residui che la nostra civiltà non smette di produrre: dai resti di imballaggio agli scarti di produzione, dal triste flacone vuoto al rimasuglio di banconota, la zavorra che ferma la vita sembra appartenere ad una cultura, la nostra, giunta al suo eccesso. E tuttavia, ciò che stiamo osservando non è un diorama educativo da Museo di Scienze Naturali, ma una raffinatissima ricostruzione in ceramica che richiama i trompe-l’oeil rinascimentali – vertiginoso gioco artistico di specchi, in fondo al quale intravediamo l’immagine deformata della nostra stessa storia.

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